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Cosa Sono I PFAS Nell’acqua E Come Eliminarli

Cosa sono i PFAS nell’acqua e come eliminarli

Quante volte al giorno apriamo i rubinetti dei nostri bagni e delle nostre cucine? Per lavarci, cucinare o anche semplicemente per bere, si tratta di una delle azioni che svolgiamo più spesso, ogni giorno. Eppure… già, quanto possiamo dire di sapere dell’acqua che utilizziamo così di frequente e di quali sostanze vi sono in essa contenute? La risposta, nella maggior parte dei casi è una sola: molto poco!

Nelle pagine di questo blog abbiamo già parlato di come l’acqua della nostra rete idrica possa contenere qualche minima traccia di arsenico, così come abbiamo cercato di chiarire il concetto di “microplastiche” e di come eliminarle. Ma c’è ancora molto da dire, ed è per questo che nelle righe a venire parleremo di PFAS: una sigla che probabilmente avrete già sentito, magari citata nei giornali oppure in qualche programma televisivo…

Le microplastiche sono un’altra sostanza nociva che possiamo trovare nell’acqua:
ne parliamo dettagliatamente in questo articolo.

Cosa significa la sigla PFAS

Chi ama seguire le cronache e l’attualità avrà sicuramente letto qualche articolo o seguito un servizio d’inchiesta su questi famigerati composti chimici. Anche perchè alcune zone d’Italia (si è fatto un gran parlare, ad esempio, dell’acqua del Lago Maggiore) ne sono contaminate in maniera a dir poco preoccupante. Queste sostanze cosiddette “perfluoroalchiliche”, chiamate anche acidi perfluoroacrilici – ma più comodamente abbreviate con la sigla “PFAS” – sono molto utilizzate dalle grandi industrie.

Questo perchè si tratta di acidi molto forti: se utilizzati in forma liquida, infatti, sono dotati di un’ottima resistenza ai cambi di temperatura e sono inoltre molto resistenti ai processi di degradazione. Risultano dunque perfetti per la lavorazione e la concia di pelli e tappeti, così come vengono utilizzati nelle cartiere nei processi produttivi di carta e cartone ad uso alimentare. Grazie alla loro forte idrorepellenza i PFAS vengono utilizzati anche per rivestire l’abbigliamento tecnico e i fondi delle padelle antiaderenti.

Risulta dunque evidente come questi composti svolgano un ruolo fondamentale in una moltitudine di settori, il che li rende davvero indispensabili: per questo dagli anni ‘50 ad oggi molte fabbriche hanno continuato a utilizzarli in misura sempre maggiore, in alcuni casi senza neanche prendere le dovute precauzioni. Ciò ha portato a un livello di inquinamento di PFAS molto elevato, soprattutto nelle zone più industrializzate d’Italia, e alla conseguente contaminazione di intere aree del paese.

Quali rischi corriamo se beviamo acqua con PFAS?

Se non smaltiti correttamente i PFAS possono penetrare nei terreni e nei campi agricoli… e di conseguenza anche negli alimenti e nelle falde acquifere. E non è solo l’uomo a doversene preoccupare: questi composti chimici possono accumularsi e depositarsi nell’organismo di ogni essere vivente, in quella che potrebbe potenzialmente trasformarsi in una vera e propria catastrofe ambientale. Per fortuna molto è stato fatto negli ultimi anni per regolamentare lo smaltimento di queste sostanze.

Tuttavia, oltre mezzo secolo di abusi e noncuranza hanno irreversibilmente compromesso alcune zone, nelle quali i livelli di PFAS rilevati nell’acqua sono state per anni di gran lunga superiori ai limiti consentiti: risale solo al 2015 il trattamento di “plasmaferesi” – una sorta di pulizia del sangue allo scopo di rimuovere gli accumuli di PFAS – organizzato dal Ministero della Salute per la cura di 2.000 cittadini veneti residenti nelle province di Vicenza, Verona e Padova. Una soluzione drastica ma necessaria.

Ma perchè i PFAS sono così insidiosi per il nostro organismo? Diversi studi a tal proposito evidenziano come queste sostanze vengano assorbite dal nostro corpo molto velocemente, finendo per accumularsi nel fegato e nei reni. L’esposizione prolungata ai PFAS, pertanto, può provocare malattie alla tiroide e aumentare il rischio di sviluppare diverse forme di cancro, oltre a influire sulla fertilità e a favorire l’insorgenza del diabete: insomma, c’è davvero poco altro da aggiungere sulla pericolosità di questi composti chimici.

Come eliminare PFAS e perfluorati dall’acqua

Abbiamo dunque scoperto che cosa sono i PFAS e quali conseguenze possono avere sul nostro organismo in caso di ingestione o esposizione prolungata. Fortunatamente l’acqua della rete pubblica viene controllata dai gestori con molta attenzione e i limiti imposti dalle leggi italiane ed europee vengono rispettati nella maggior parte dei casi; spesso, però, questi limiti non sono sufficienti a farci evitare integralmente il contatto con queste sostanze, che continuano ad essere presenti nell’acqua pubblica anche se in piccolissime dosi.

Come fare dunque per evitare di bere o di lavare i nostri alimenti con dell’acqua che presenta, al suo interno, un minimo contenuto di acidi perfluoroacrilici? Stando a delle recenti ricerche effettuate negli Stati Uniti (per la precisione presso l’Università della Carolina del Nord) pare che i filtri a osmosi inversa siano i più efficaci per ridurre il livello dei PFAS: nei campioni presi in esame questi composti chimici sono stati ridotti del 94%, riconfermando ulteriormente l’efficacia di questa tecnologia…

Non a caso sono sempre di più gli italiani che optano per l’installazione di un depuratore a osmosi inversa, non solo ad uso privato ma anche nel contesto delle loro attività di ristorazione. Se non sapete di cosa si tratta, non temete: abbiamo scritto diverse guide sul tema e le potete trovare su questo stesso sito, partendo dal nostro articolo che ne spiega il funzionamento nel dettaglio.

E nel caso siate interessati all’installazione di un depuratore, non dimenticate che Ecoline è un’eccellenza nel campo della filtrazione e nel trattamento dell’acqua: i nostri tecnici sono disponibili e saranno lieti di illustrarvi tempi, modi e costi. L’unica cosa che dovrete fare è contattarci tramite il modulo qua sotto: vi aspettiamo!

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