Il piombo nell’acqua potabile: tutti i rischi e come evitarli
Sulle pagine di questo blog abbiamo già esplorato le numerose insidie che può nascondere l’acqua che beviamo. Pur essendo sempre e comunque potabile (gli standard europei e italiani sono molto stringenti in tal senso), infatti, l’acqua di rete può presentare al suo interno diverse sostanze potenzialmente nocive per l’organismo: un eccesso di cloro, che viene utilizzato per la disinfezione, è solo il più comune degli esempi che possiamo farvi.
In altri casi invece possono essere delle tubature vecchie ed arrugginite a rilasciare delle particelle di ferro nell’acqua. Anche questa eventualità è piuttosto frequente e riguarda migliaia di famiglie italiane: se vi è mai capitato di riempire un bicchiere d’acqua di rubinetto e di notare un sospetto colore giallastro, allora molto probabilmente è successo anche a voi. In questo articolo volevamo però concentrarci su un altro elemento: il piombo.
Il piombo: che cos’è e come viene usato
Come molte delle altre sostanze presenti nell’acqua che beviamo ogni giorno, anche il piombo è un componente del tutto naturale della superficie terrestre. Questo metallo pesante – conosciuto in ambito chimico con il simbolo Pb – è stato uno dei primi ad essere scoperto dall’uomo, tanto che se ne fa menzione addirittura in alcuni papiri egizi. Probabilmente ciò è dovuto alla sua particolare malleabilità: i minerali che lo compongono, infatti, lo rendono adatto alla fusione e all’utilizzo umano in diversi ambiti.
Non a caso alcune tubature in piombo risalenti all’antico Impero Romano sono sopravvissute fino ai giorni nostri, così come molti altri oggetti e strutture. Nessuno, però, poteva immaginare fino a meno di un secolo fa che il piombo potesse essere così nocivo per la salute: un bel problema, soprattutto se si considera che nel corso degli anni questo metallo è stato ampiamente utilizzato dall’uomo in molteplici ambiti. Basti pensare alle batterie, alle vernici e al suo uso massiccio come “anti-detonante” nella benzina per le nostre auto.
Il piombo è stato inoltre per moltissimo tempo un componente fondamentale anche nella fabbricazione di rubinetti e più in generale dei sistemi per la distribuzione dell’acqua… e fu solo intorno agli anni ‘60 che il mondo della scienza riuscì a confermare la tossicità di questo metallo, spingendo le industrie a ridurne l’uso in maniera drastica: una scelta corretta ma purtroppo tardiva, tanto che ancora oggi in Italia vi sono diversi edifici che presentano nelle tubazioni dei livelli di piombo davvero elevati.
Gli effetti del piombo sulla salute dell’uomo
Acqua e cibo sono i due vettori più comuni per l’assunzione di piombo da parte dell’uomo. Per questo si è deciso che nell’acqua potabile la concentrazione di questo metallo dovrebbe idealmente essere inferiore ai 10 microgrammi per litro. Ma perchè il piombo è così temuto? Quali sono i suoi effetti? L’Istituto Superiore di Sanità, nel suo sito, ci spiega che l’avvelenamento causato dal piombo viene definito saturnismo: una patologia che nel corso degli anni può diventare cronica, causando diversi gravi sintomi.
I disturbi più comuni dei quali soffre chi è stato contaminato dal piombo per lunghi periodi sono le coliche addominali, un costante dolore alle giunture e un importante calo dei globuli rossi (anemia). Quando i livelli di piombo nel sangue sono particolarmente elevati, inoltre, possono insorgere anche disturbi nervosi; il saturnismo può addirittura portare all’encefalopatia o a una paralisi, con la possibilità di morte nel peggiore dei casi. Alle donne in gravidanza il piombo può invece causare aborti o parti prematuri.
Avrete dunque capito che non si può proprio scherzare quando si parla di piombo nell’acqua; fortunatamente anche il governo italiano ha operato per cercare di limitarne quanto più possibile la diffusione, con un apposito decreto legislativo pubblicato nel 2001. Fu proprio grazie ad esso che venne stabilita la quantità massima di piombo nell’acqua, inizialmente decisa sui 25 microgrammi a litro (abbassato poi a 10 nel 2013). Ma esiste un modo per essere assolutamente sicuri che il piombo non finisca sulle nostre tavole?
Come depurare l’acqua ed eliminare le tracce di piombo
Ci sono diversi modi per evitare di bere acqua contaminata, anche solo in minima parte, dal piombo; bisogna tuttavia fare attenzione ai tipici improvvisati “rimedi della nonna” che vengono spesso riportati sul web. Bollire l’acqua, ad esempio, può servire a disinfettarla (e dunque a distruggere tutti gli eventuali germi patogeni che galleggiano al suo interno)… ma assolutamente non a rimuovere tracce di piombo. Anzi l’esatto opposto, perché il processo di evaporazione fa addirittura aumentare il rapporto fra piombo ed acqua.
Meglio, piuttosto, lasciar scorrere l’acqua dal rubinetto per un paio di minuti prima di berla: questo perchè il piombo tende ad accumularsi quando il liquido resta fermo nelle tubature. Oppure, invece di far scorrere l’acqua calda direttamente dal rubinetto, sarebbe più opportuno erogarla fredda e scaldarla in un secondo momento (l’acqua calda tende a corrodere il piombo e a staccarlo dalle tubature con più facilità). Il modo migliore per eliminare questo metallo pesante dall’acqua, però, rimane la depurazione…
Grazie ad un particolare processo fisico denominato osmosi inversa (del quale abbiamo approfonditamente parlato in questo articolo), infatti, ogni singola particella di piombo sarà rimossa… ma non solo: anche il carbonato di calcio – la principale causa della formazione di calcare – diventerà un ricordo, così come il cloro in eccesso e gli eventuali batteri. Se la prospettiva vi sembra allettante, non dovete fare altro che contattare i nostri tecnici compilando il modulo in fondo a questa stessa pagina! Vi aspettiamo.