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Tallio Nell’acqua: Che Cos’è E Come Eliminarlo

Tallio nell’acqua: che cos’è e come eliminarlo

La qualità dell’acqua di rubinetto in Italia (così come nel resto d’Europa) è rigidamente controllata da una serie di leggi molto specifiche, atte al renderla idonea al consumo umano: le analisi per garantirne la salubrità sono all’ordine del giorno e grazie ad esse possiamo stare più che tranquilli, sfruttando la preziosa acqua di rete sia per cucinare le nostre pietanze (qui un nostro articolo in merito) che per bere o lavarci.

Ci sono tuttavia delle rarissime eccezioni, così fuori dall’ordinario che quando avvengono ne possiamo leggere addirittura sugli organi di stampa: ci riferiamo alle contaminazioni dell’acqua di rete con sostanze pericolose come l’arsenico (se ne è parlato negli ultimi anni soprattutto in merito a certe zone del Lazio) o del tallio, dei veri e propri veleni che se assunti in quantità superiore ai pochi milligrammi possono portare addirittura alla morte…

Che cos’è il tallio e dove si trova

Ed è proprio del tallio che vogliamo parlarvi in questo articolo. Questo elemento è stato scoperto nel 1861 dal chimico britannico William Crookes: fu proprio lui a battezzare questo nuovo materiale basandosi sul termine greco “thallos” (letteralmente “ramo verde”, per via della colorazione che assume quando viene scaldato). Contrassegnato nella tavola periodica con la sigla Tl, si tratta di un metallo particolarmente malleabile – si può facilmente tagliare con un coltello! – ed è una componente naturale della superficie terrestre.

Sì, proprio così: esattamente come l’altrettanto temibile arsenico, anche il tallio si trova comunemente in natura sotto forma di sali (fluoruri e cloruri, ad esempio) dispersi in fanghi ed argille. Ancor più di frequente, però, il tallio si diffonde a causa dell’attività dell’uomo: esso nasce infatti dalla combustione del carbone e dalla fusione di certe tipologie di metallo; le emissioni derivate da queste attività rilasciano delle particelle di tallio che finiscono per depositarsi al suolo, sulla superficie delle acque e sulla vegetazione.

In seguito alla scoperta di questo metallo, l’uomo iniziò a utilizzarlo per gli scopi più improbabili: inizialmente venne adottato nelle cure per la sifilide e per la malaria, in seguito si pensò che potesse servire ad attenuare i sintomi della tubercolosi. Nel corso degli anni il tallio entrò anche nelle grandi industrie, tornando utile nel campo dei materiali superconduttori, delle fotocellule e dei sistemi ottici; i suoi sali vengono tutt’ora usati per fabbricare certi coloranti e nella realizzazione di fuochi d’artificio.

Gli effetti del tallio sull’organismo umano

Date le particolarità e i molteplici usi che si possono fare del tallio, si potrebbe pensare a questo materiale come a un prezioso alleato per l’uomo. Purtroppo la realtà è ben diversa, perchè – come si è poi scoperto – il tallio è anche un veleno che se assunto in dosaggi elevati può portare anche alla morte. Come se non bastasse la sua natura di metallo incolore e insapore lo rende ancor più insidioso, tanto da essere diventato protagonista addirittura di recenti fatti di cronaca nera che hanno avuto copertura nazionale.

Una delle caratteristiche principali del tallio usato come veleno risiede nel fatto che si tratta di un elemento parzialmente solubile nell’acqua: ciò significa che si può depositare nelle falde acquifere e contaminarle senza lasciare segni evidenti della sua presenza. Il tallio inoltre viene assorbito dall’uomo non solo tramite l’ingestione ma anche tramite il contatto: il metodo di assunzione più comune avviene infatti attraverso la pelle; come molte altre sostanze velenose, infine, il tallio ci può contaminare anche tramite la respirazione.

I sintomi del tallio nell’uomo, quantomeno in dosi ridotte, sono una costante emicrania e una sensazione di stanchezza. Nei casi più gravi, però, si possono verificare tremori, perdita di capelli e raggiungere addirittura il coma. Un preoccupante fatto di cronaca risalente al 2017 ha visto diversi residenti del comune di Pietrasanta, in provincia di Lucca, contaminati dall’acqua presente nelle falde acquifere della zona: un precedente che non ha avuto seguito e che resta fortunatamente isolato… ma che ha messo in allerta diversi esperti.

Come depurare l’acqua dal tallio

Come abbiamo potuto constatare, dunque, il tallio può risultare tanto utile in campo industriale quanto può rivelarsi dannoso (e nei peggiori casi addirittura mortale) se assunto in dosi massicce dall’uomo. Certo un’eventuale contaminazione dell’acqua con questo materiale sarebbe un evento rarissimo, se non proprio straordinario… ma i già citati fatti di Pietrasanta ci dimostrano che anche ciò che riteniamo impossibile, a volte, si può verificare con esiti imprevedibili. Fortunatamente, Ecoline ha una soluzione!

Ci riferiamo ai nostri dispositivi di depurazione a osmosi inversa: installandoli in casa sarà possibile ottenere dell’acqua priva non solo di virus e batteri, ma anche di tutti quei minerali in eccesso che possono portare alla formazione di calcare (e all’ostruzione delle tubature, con tutte le conseguenze del caso). L’acqua che otterremo sarà depurata anche dalle eventuali particelle di arsenico o di metalli come il piombo o – per l’appunto – il tallio, rendendola sicura e potabile al di là di ogni possibile dubbio.

La notizia migliore è che l’installazione di un depuratore a osmosi inversa, oltre a non comportare grandi esborsi economici, è semplice e relativamente veloce: se vi abbiamo incuriosito, non dovete fare altro che contattare i nostri tecnici compilando il modulo in fondo a questa pagina. Saremo ben lieti di fornirti tutte le informazioni necessarie per installare un depuratore Ecoline: una scelta che guarda non solo alla salubrità della nostra acqua, ma che risulta anche rispettosa nei confronti dell’ambiente in cui viviamo.

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