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Microplastiche Nell’acqua Potabile: Che Cosa Sono

Microplastiche nell’acqua potabile: che cosa sono

Sentiamo sempre più parlare di come l’inquinamento provocato dall’uomo, per tutta una serie di cause strettamente fra loro, contribuisca a innalzare anno dopo anno il riscaldamento globale… costringendo i governi di tutto il mondo a fare i conti con un futuro che – se non verranno presi dei provvedimenti al più presto – si presenta tutt’altro che roseo per le generazioni a venire. Ma cosa c’entra tutto questo con l’acqua che beviamo?

Ebbene un nesso c’è ed è anche molto più stretto di quanto non si possa pensare: uno dei più grandi nemici dell’ambiente, ad esempio, è la plastica. Già, quello stesso materiale del quale sono composte le bottiglie che compriamo al supermercato e che troviamo anche nell’acqua che beviamo sotto forma di “microplastiche”. Ed è proprio questo il tema che andremo ad affrontare nelle righe a venire…

Un’altra sostanza spesso presente nell’acqua che beviamo è l’arsenico: ne siete stupiti?
In questo articolo vi spieghiamo il perchè.

Che cosa sono le microplastiche

Senza entrare in dettagli squisitamente tecnici, potremmo descrivere le microplastiche come delle piccolissime particelle di plastica dalle dimensioni inferiori a 1 mm. Non si tratta dunque di quei rifiuti solidi e visibili anche ad occhio nudo che possiamo osservare nelle strade o in mare, bensì di un nemico molto più insidioso: se il nostro organismo dovesse assumerne una quantità eccessiva, infatti, potrebbe rimanerne seriamente compromesso… con tutte le gravi e irreparabili conseguenze del caso.

Gli studi in merito, infatti, sono tutt’oggi in corso; ma sembra ormai comprovato che le microplastiche inferiori agli 1,5 micrometri possano superare le barriere intestinali e accumularsi nel fegato o nell’intestino stesso, causando infiammazioni e danni al sistema immunitario. Proprio alla luce di queste ricerche la Commissione Europea sta lavorando su quei settori produttivi che fanno maggior utilizzo di microplastiche: in Italia, ad esempio, è già vietata la vendita di cosmetici (creme, saponi e dentifrici) che contengono questo tipo di particelle.

Diversi studiosi si dicono inoltre certi che vi sia una relazione tra l’esposizione prolungata a queste sostanze e l’insorgenza di diversi tipi di cancro: una minaccia non da poco, se si considera che un essere umano ingerisce, in media, 50.000 microparticelle di plastica all’anno… statistiche che non fanno altro che crescere nel corso del tempo e che preoccupano sempre di più gli esperti di tutto il mondo.

Le bottiglie in PET e le microplastiche

Purtroppo gran parte di queste particelle viene ingerita dall’uomo nel momento in cui beve, ed è normale se si considerano i livelli di inquinamento ambientale che colpiscono soprattutto le zone più industrializzate del mondo. Fortunatamente in Europa la situazione viene tenuta sotto controllo e anche in Italia il Ministero della Salute ha varato un protocollo per limitare al massimo la presenza di queste sostanze nell’acqua della rete pubblica.

Quando si parla dell’acqua in bottiglia, però, le cose cambiano: la maggior parte delle acque minerali presenti in commercio viene infatti venduta in bottiglie di plastica PET, ovvero in polietilene tereftalato. Queste bottiglie sono riconosciute come sicure, non tossiche e assolutamente riciclabili… ma secondo diversi studi potrebbero rilasciare – se stoccate inadeguatamente o esposte a temperature eccessivamente elevate – delle microplastiche nell’acqua contenuta al loro interno.

La comunità scientifica non è ancora in grado di dare risposte precise in merito, ma tutti sembrano concordi nel consigliare di bere l’acqua pubblica dei nostri rubinetti ed evitare quanto più possibile quella contenuta nelle bottiglie in plastica (oppure di preferirgli quella venduta nelle bottiglie di vetro, meglio ancora se con i vuoti a rendere): tutto ciò non solo per l’eventuale impatto sul nostro organismo, ma anche e soprattutto per limitare l’inquinamento derivante dal trasporto, dal riciclo e dallo smaltimento dei rifiuti.

Come evitare di assumere microplastiche

Evitare di ingerire microplastiche è praticamente impossibile, considerata la loro massiccia presenza nell’aria che ci circonda, nell’acqua dei nostri mari e nei terreni sui quali sono costruite le nostre case. Tuttavia, sappiamo che solo le particelle più piccole rappresentano un pericolo per il nostro organismo: per questo, come abbiamo già sottolineato, la prima cosa che possiamo fare per dare il nostro piccolo contributo è dare la priorità all’acqua dei nostri rubinetti piuttosto che quella nelle bottiglie.

E se volete eliminare quante più microplastiche possibile anche dalla vostra acqua di rete, il nostro consiglio è quello di optare per l’installazione di un depuratore a osmosi inversa: questa tecnologia, tanto semplice nei suoi meccanismi quanto innovativa ed efficace nella pratica, è in grado di filtrare anche le particelle di plastica più microscopiche (basti pensare che la cosiddetta “membrana osmotica” che la compone non permette il passaggio di sostanze dalle dimensioni superiori ai 0,001 micron).

Nel caso vogliate saperne di più non possiamo fare altro che invitarvi a leggere gli articoli di approfondimento che abbiamo scritto sul tema: qui scoprirete quali sono i pro e i contro di questa tecnologia, mentre qui vi sarà possibile leggere le opinioni mediche e scientifiche sull’argomento. E se nel nostro blog non avrete trovato tutte le risposte alle vostre domande, non temete: in fondo a questa pagina potete trovare il modulo per contattare i nostri tecnici, che saranno ben lieti di risolvere ogni dubbio sul mondo della depurazione dell’acqua!

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